

Voi figli della televisione, massificati, che vivete in questa società caduca. Voi che da quel tubo catodico accedete a programmi quali XFuktor o a Nemici di Maria de Filippi. Voi che imparate che giudice equivale a talent scout, lasciate cadere queste concezioni distorte che avete appreso!
Vi parlerò Di Paola Balestrazzi una donna che ha trovato un suo equilibrio in una ragnatela. Strategica e razionale, a soli ventitré anni è riuscita a far sì che nel panorama musicale italiano si potessero “respirare”, apprezzare e criticare artisti nei quali ha creduto e per i quali ha lottato.
Si occupa di A&R (artisti e repertorio) alla Emi music publishing, se facesse solo scouting avrebbe mezza giornata libera. Mi guarda e comincia a parlare:
<Informarsi sta alla base di tutto. E’ necessaria una cultura forte sul passato della musica. Non è facile reinventare o rimescolare gli ingredienti per dar vita a nuove realtà. Nuovi suoni di espressione musicale possono venire fuori solo da una grande ricerca e conoscenze del passato. Informarsi, dunque, e via con blog , Billboard, Pitchfork, Nme, Les Inrockuptibles >
Una prima laurea alla Bocconi, una specializzazione in corso alla Cattolica, è stata assunta in Emi a ventun anni. Il primo gruppo con il quale ha lavorato, dietro super visione del suo capo/mentore Roberto Trinci, è Il Genio. Chi non ha mai cantato almeno per una volta il ritornello di Pop Porno?
Le chiedo di parlarmi del suo lavoro e di come ha incontrato Dente, cantautore che lei ha portato avanti. Si guarda intorno come se cercasse qualcuno o qualcosa, bicchiere di vino bianco in mano:
<Un progetto partito da una mia idea è quello di Dente. Ero alla Fnac per la presentazione del nuovo libro di Aldo Nove e lì vedo questo personaggio alquanto particolare: barbuto, chitarra in mano, sguardo stralunato, molto affascinante. Credevo di conoscerlo. Io di Dente avevo sentito alcune cose sul suo myspace, con disattenzione. Ora, proprio grazie a lui, è anche cambiato il mio approccio con la musica. Sono molto più paziente, prima una cosa doveva colpirmi nell’arco di dieci secondi, ora, invece, è un innamoramento lento.
Lo vedo, volevo un suo cd che non avevo trovato, per cui con la mia notissima faccia di bronzo lo fermo per chiedergli se avesse una copia.
In ufficio, il giorno dopo…colpo di fulmine. Lo contatto e mi fa ascoltare i suoi nuovi brani, che ritengo ancora più belli dei precedenti, per una maggiore evoluzione, complessità, ampiezza. Mi innamoro di come gioca con i suoni, le parole, di come si presenta sul palco, della sua naturalezza. Abbiamo parlato per la prima volta del contratto bevendo un bicchiere di vino insieme.>
Lei incontra sempre i suoi gruppi in situazioni particolari, così è accaduto anche per i Too Young To Love:
<Quel giorno avevo consegnato la tesi e la sera ero andata a sentire il concerto di uno dei miei gruppi preferiti, i Late of the Pier. In apertura c’erano i TYTL, sicuramente non al massimo della loro forma, riescono ugualmente a colpirmi, abbiamo parlato, fissato un appuntamento,
Dopo qualche giorno erano a Milano e ci siamo rivisti poco dopo a Firenze per il concerto dei Theese New Puritans. Ma ora è il gruppo su cui sto lavorando maggiormente, sono ancora agli inizi, ma sono incredibilmente promettenti e il lavoro da fare è tanto.>
Altra sua nota scoperta è La Fame di Camilla. Il loro successo radiofonico con il quale hanno partecipato a Sanremo è Buio e Luce ma già da prima si erano fatti notare con il brano Storia di una favola:
<Ero al Mei, (il meeting delle etichette indipendenti) a Faenza, ero andata per Il genio, Dente, i Dari, Baustelle e Vasco Brondi, lì incontro la Fame di Camilla che avevo ascoltato e contattato su myspace ma dai quali non avevo ricevuto alcuna risposta. Dopo le presentazioni, hanno cominciato a rimbalzarsi la colpa per non aver considerato il mio messaggio. Ho dato l’anima per loro, tutto il primo anno ho lavorato come manager del gruppo e li ho portati alla Universal l’etichetta discografica con la quale poi hanno firmato, pur sempre con edizione Emi.>
Ha accompagnato La fame di Camilla alla 60º edizione di Sanremo:
<Spero di rifarlo non ho mai provato droghe pesanti ma credo che diano la stessa botta di adrenalina. Sanremo è una giostra sulla quale sali e non capisci nulla, vedi macchie di colori come sul carosello, interviste, prove, palco, ritardi. Impari in una settimana quello che potresti imparare in un anno di lavoro. E’ anche un’ottima vetrina che ha fatto passare molta bella musica quest’anno, da Nina Zilli con “L’uomo che amava le donne”, a Malika Ayane, alla “Cometa di halley” scritta da Bianconi per Irene Grandi >
Durante il tempo libero continua a lavorare. E’ come se vivesse per la musica, e quando può prende un libro o cucina per gli altri:
<Leggo in modo random la scelta avviene senza alcun criterio. Ultimi libri letti uno di Charles Bukowski, storia di ordinaria follia che in realtà si chiama erezioni eiaculazioni esibizioni, ma in italia questo divenne il sottotitolo per via del retaggio culturale della censura che subiamo in questo paese; poi una bellissima biografia dei Joy Division; Mango Curry e souvenir anche questo molto bello, e’ il quadro sulla situazione storico- politica di tre paesi, il tutto frammezzato dalle ricette delle pietanze che la protagonista imparava da amici, familiari e conoscenti nel corso dei suoi viaggi. Io adoro cucinare, però sperimento e cucino solo per gli altri. Adoro la convivialità. Mi divertono anche molto i programmi di cucina, se avessi tempo passerei la giornata a guardare Il Gambero Rosso!
Paola non ha degli obiettivi a lungo termine. Sa quello che vuole e cerca di raggiungerlo nel minor tempo possibile. I suoi scopi principali erano la laurea ed entrare nel mondo della musica:
<Direi che per il momento posso ritenermi soddisfatta, ho 24 anni e tutto il tempo per fare dei progetti a lungo termine, per il momento voglio godermi quello che succede>
Le chiedo ironicamente quale sia la sua posizione preferita:
<Sul divano col telecomando in mano>
Mentre parliamo non posso fare a meno di domandarle cosa vorrebbe che scrivessi di lei. Mi guarda e la sua espressione diventa quasi seria:
<Ciò che pensi di me. A volte mi chiedo "chissà, se morissi domani, la gente come reagirebbe". Nell'irrealtà morire e vedere le singole reazioni, per capire quanto le persone ti sono attaccate e ti amano. Sarei curiosa di vedere le reazioni di coloro che oggi mi stanno intorno, perché molto spesso metto in dubbio non me stessa, ma quello che gli altri pensano e percepiscono di me>
E mentre lei parla io guardo il tatuaggio che ha sul polso "Siren" il titolo di una nota canzone di Tori Amos e non posso fare a meno di ricordare quanto di lei vi sia in una frase di questa canzone " almost brave, almost pregnant almost in love".


Per lo shooting fotografico ringrazio Simone Rizzo @http://sputtanovolentieri.blogspot.com/
Bella intervista :)
RispondiEliminapaola balestrazzi voto 10
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