domenica 24 ottobre 2010

Eman. " Avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita..."

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“Oste la mia ragazza mi ha lasciato e sono da solo. Dammi da bere dammi da bere dammi da bere…” Nonostante si dica che non vi sia alcun luogo sulla terra dove un sobrio possa rifugiarsi, io sono astemia. Ammetto, però, di aver cantato questo ritornello un’innumerabile quantità di volte.

“Dammi da bere” è uno dei primi brani di Emanuele Aceto, meglio conosciuto, nella scena underground calabrese e non solo, come Eman.  

I suoi testi non sono mai banali e scontanti in essi <<Occhi di farisei che spiano>> <<notti passate a saltare tossici e gradini, a giocare con il fumo, resistendo alla svendita del culo>>,  nel buio si  attacca a lei che è il suo “vizio” e vedendo Nina volare le chiede un passaggio citando De Andrè.

Per essere un artista bisogna essere persone profonde o sensibili ?

<Il sensibile non è necessariamente profondo. Secondo me bisogna essere profondi. Almeno credo. Poi anche gli artisti e gli uomini di genio hanno dei difetti.>

Le tue influenze?

<Sono musicalmente onnivoro, non mi sono mai posto limiti in materia, ma ho una pessima memoria. Tra gli artisti del genere ti potrei citare: Buju Banton, Toots and the Maytals,Bob Marley, Peter Tosh, Sizzla, Bounty Killer, Busy Signal.  Inoltre potrei dirti Afterhours, De Andrè, Vasco Rossi, il vecchio rock, Sam Cooke, Guns’ n’ Roses,  Metallica. Grazie a mia madre mi è capitato di ascoltare Anna Oxa, Eugenio Finardi, Little Richard. Poi molto Hip hop Joe Cassano, Tupac e via dicendo.>

La “modalità riddim” con cui è concepita la musica reggae, non è per te limitante?

<Un riddim può essere un limite relativamente. Il fatto che si hanno ad esempio tre artisti che cantano sulla stessa base (riddim) va preso non tanto come un limite, quanto come uno sforzo in più, per il fatto che, nonostante la musica sia la stessa, ognuno cerca con metriche e liriche diverse di render propria la canzone. Eì qui che nasce lo stile.>

La tua canzone migliore?

<Penso l’ultima :“ Il mio vizio”, perché rappresenta il frutto di un lungo percorso. Ma sono molto legato a tutti i miei brani.  Il testo  di “Eccoti la luna”  è  forse uno dei migliori, in esso ho racchiuso un lungo tratto della mia vita. Un ottimo lavoro di ermetismo.>

Con quali artisti italiani ti piacerebbe collaborare?

<Penso che mi divertirei con Fabri Fibra, anche con Marrachas, il quale parla del “fango” che c’è in Italia in un modo più crudo, più street.>

“Come aceto” è  il titolo del tuo primo lavoro, perché questa scelta?

< Il titolo è molto ironico (Aceto é il suo cognome n.d.r.). L’album è uscito il 15 agosto 2009 per la label Kuanshot records di Kuanito Fuentes. Ora sono in fase di preparazione del secondo ma ho appena iniziato.>

Vi è un dialogo di un film nell’inframmezzo del tuo album, uno skit, perché?

<Il dialogo è tratto da “Slevin patto criminale”. Questo skit non ha un obiettivo ben preciso, ognuno può interpretarlo a suo modo. L’idea iniziale è stata quella di trovare un diversivo per introdurre il cambio di stile dell’album, se ci fai caso, infatti, si va da un contenuto reggae a uno black, riesco in entrambi con gli stessi risultati.>

Ultimo libro letto?

<Sto leggendo “La Casta”, prima ho riletto “Prevert”. Leggo libri di poesie  da Prevert  a Baudelaire a Wilde, non leggo cose nuove perché vi è molta roba vecchia che ancora non conosco. Ho un particolare interesse per i classici della letteratura, credo che se non si conoscano quelli sia inutile leggere gli scrittori contemporanei. Come posso arrivare a Ken Follet e Bukowski senza aver letto quello c’è stato prima?>

Di là dei luoghi comuni come descriveresti la scena reggae di oggi?

<I luoghi comuni sono i soldi, i macchinoni, la marijuana ecc ecc. Partendo da questo diciamo che la scena è cambiata molto nel tempo. Innanzi tutto i luoghi deputati all’ascolto di questa musica non sono più solo i centri sociali, ma sono diventati i club e le discoteche. Anche per questo genere è arrivato il tempo del business. Il sentire comune coincide con lo status economico, e anche i cantanti osannano questo mondo, ma lo fanno principalmente per scena, dando vita a nuovi stereotipi sbagliati che non hanno niente a che fare con la musica. Anche il fatto stesso di accentuare l’omofobia dei jamaicani è deviante, il discorso lì parte da una cultura locale arretrata, sebbene anche la nostra in questo argomento non sembra più evoluta della loro, fatto sta che il papa all’angelus ogni domenica condanna l’omosessualità. Loro giocano su questo argomento soprattutto per fare scena. Partiamo da uno svantaggio comune: la chiesa e lo stato sono contrari all’omosessualità. La differenza sostanziale è che nonostante vi sia lo stesso punto di partenza, allo stato pratico, la nostra società  che si presume culturalmente più evoluta, ci da la possibilità di interessarci o meno al fatto mentre loro se ne curano un po’ troppo. >




Ringrazio  Simone Rizzo per avermi concesso di utilizzare le foto del suo shooting fotografico http://www.sputtanovolentieri.com/








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